Nel contesto della storia di Toscana e d’Italia, Montecatini ha un passato secolare, carico di avvenimenti storici che hanno posto, in alto, vestigia degne di esegesi, in basso una trasformazione eccezionale di grandi opere, attorno alle fonti termali, e di strutture alberghiere e commerciali di prim’ordine. Un senso di separazione netto fra ieri e oggi, fra l’antico e il moderno.
Montecatini in definitiva, è questo: in basso, l’intraprendenza economica, lo sviluppo di una cultura turistica internazionale che ha portato fame e benessere; in alto, sulla collina, l’anima autentica della città di Montecatini, ancor prima che sorgessero i Bagni.
MONTECATINI ALTO
Montecatini Alto ha conservato evidente l’aspetto e il segno di una nobiltà militare e civica, sempre difesa e fieramente perduta, quando venne distrutta.
La pieve di Montecatini Alto si fa risalire fino all’epoca dei Longobardi, ma la più certa memoria come borgo, castello e terra murata risale al 1074 quando Ildebrando re dei Longobardi fece dono testamentario della sesta parte dei suoi diritti sulla pieve all’episcopato di S. Martino di Lucca a cui si aggiunse successivamente nel 1084 la donazione al vescovo di Lucca del completo possesso del colle di Montecatini. Montecatini entrò così nell’orbita di Lucca. Cento anni dopo, forte di questa protezione, aveva forze sufficienti a costituirsi in comune ed esercitare le prime libertà municipali, avviandosi progressivamente verso l’autonomia, fuori dalla prestigiosa, ma anche incombente, potenza lucchese a partire dal 1164.
Montecatini si fa guelfa e si ritrova nel corso degli anni nel pieno delle lotte tra guelfi e ghibellini, ma riuscendo nel XII secolo anche a rinforzarsi ed espandersi con nuove opere a seguito dei successi militari. Lentamente riuscì a costruirsi un impianto monumentale: quasi 2 km di mura, 2 fortezze, 7 porte e 25 torri.
Sulla fine del secolo rientrò nell’orbita lucchese, mantenendo però l’esercizio delle sue libertà municipali grazie alla sua importanza strategica.
Agli inizi del XIV secolo ai confini della Valdinievole si affacciava una nuova potenza: Firenze.
Ma proprio mentre Firenze stava per realizzare i suoi progetti di dominio, nel nord-ovest della regione una rivolta di ghibellini nei primi anni del Trecento riuscì a rallentare tale processo. A capo di tale rivolta vi era Uguccione della Faggiola, che nel 1312 divenuto vicario imperiale e signore di Pisa e Lucca, minacciò direttamente Firenze.
La guerra fu inevitabile visto che da tale scontro dipendeva il dominio dell'intera regione Toscana.
L’anno decisivo fu il 1315: Uguccione tentò di assediare Montecatini, roccaforte strategica, ma proprio grazie alla sua ottima posizione e all'aiuto degli alleati fiorentini, l'assedio fallì. Il 29 agosto sotto le mura di Montecatini vi fu lo scontro decisivo. L'esercito guelfo (fiorentini e alleati) fu preso di sorpresa da quello ghibellino di Uguccione e Castruccio Castracani degli Antelminelli e dopo molti scontri, fatti di migliaia di perdite e di prigionieri, i ghibellini uscirono vincitori. Montecatini ritornava così in parte lucchese.
L'anno successivo Uguccione fu costretto a fuggire e prese il suo posto Castruccio Castracani degli Antelminelli. Quest'ultimo divenne prima signore di Lucca poi di Pisa e riuscì ad estendere il suo potere in Toscana sempre di più. Nel 1323 Castruccio tentò di impadronirsi di una delle roccaforti di Firenze, Fucecchio, ma ferito fu costretto a ritirarsi, iniziò così una lenta ma inesorabile ripresa del potere fiorentino.
Firenze mandò all’assedio un esercito, per tentare di riconquistare Montecatini. Dopo sei lunghi mesi i fiorentini diedero l’assalto, ma furono respinti rovinosamente. I tentativi lucchesi di portare aiuto fallirono e Montecatini fu costretto a resistere da solo. Dopo undici mesi di assedio, il 17 febbraio 1330, il Castello si arrese a Firenze e diventò così territorio della Repubblica.
Negli anni le evoluzioni e le guerriglie continuarono nella Valdinievole, ma dobbiamo aspettare il Cinquecento per ritrovare Montecatini protagonista diretta di un importante episodio: un’altra guerra.
Essa iniziò nel 1554 e come protagonisti aveva da una parte Cosimo dei Medici e dall'altra Pietro Strozzi rispettivamente rappresentanti di Firenze con alleanza ispanica e di Siena con alleanza francese. Cosimo voleva conquistare Siena per estendere il proprio territorio, e Siena come risposta l'11 giugno 1554 partì alla conquista della Valdinievole. Pietro Strozzi riuscì a conquistare la Valle a poco a poco ma inesorabilmente, provocando la ritirata dell'armata ispano-medicea verso Pistoia, e così il 21 giugno dello stesso anno anche Montecatini fu occupata, con solo centocinquanta cavalli franco-senesi.
Montecatini non si oppose, anche perché Cornelio Bentivoglio, precedette lo Strozzi diffondendo la notizia che egli fosse un liberatore. Montecatini un tempo fortezza inespugnabile versava ormai in cattive condizioni causate dal degrado stesso e dalle dure prove sostenute nei secoli di battaglie. Così quando i medici con le loro truppe tornarono all'attacco Montecatini ricadde sotto mani medicee che la saccheggiarono senza pietà portando via persino porte e finestre. Ma Cosimo non contento e pieno di rancore per Montecatini che prima si era lasciata conquistare senza opporre resistenza e poi aveva combattuto per non tornare sotto il dominio dei Medici, ordinò di "sfasciarla dalle fondamenta"; e così per giorni e giorni ottocento uomini si accanirono contro mura, torri e case; dalla distruzione si salvarono solo centosessanta abitazioni, tre conventi, il palazzo del Podestà e il palazzo di Giustizia. Le truppe ducali ammassarono sulla piazza tutti i libri e i documenti antichi che componevano l’archivio del Comune e, insieme alle carte e scritture che poterono trovare, ne fecero una pila e la diedero alle fiamme condannando tutto ciò che poteva ricordare le tradizioni.
Durante la dominazione fiorentina il comune cominciò a regolamentare l'afflusso alle sorgenti che sgorgavano a valle, ma la vera e propria fioritura dell'abitato si ebbe nel XVIII secolo ad opera dei Lorena che finalmente valorizzarono le sue acque terapeutiche e diedero impulso alla costruzione del centro termale a valle.
Alla fine del 1800, quando il centro termale aveva raggiunto il completo sviluppo economico e turistico, cominciarono le dispute e le incomprensioni tra l'antico borgo e la nuova città termale. Nel 1898, in un tentativo di riappianare le incomprensioni e mantenere l'unitarietà, fu inaugurata la funicolare che collegava, e collega tuttora, il centro termale all'antico colle.
Nonostante ciò, le dispute proseguirono e sfociarono nel 1905 alla divisione nei tre comuni di Montecatini Valdinievole (l'odierna Montecatini Alto), Bagni di Montecatini (l'odierna Montecatini Terme) e Pieve a Nievole. Tale scissione fu in parte ricomposta nel 1940 quando i due Comuni di Montecatini Terme e Montecatini Alto furono riunificati.
Oggi Montecatini Alto è un centro storico di notevole fascino con le sue piccole vie, la piazza, la Torre di Ugolino, memoria delle 25 che costellavano la città e le sue mura prima della distruzione del 1554, la Chiesa Prepositurale di San Pietro e la passeggiata che circonda tutto il paese, dalla quale si può godere dello splendido panorama di tutta la Valdinevole.
MONTECATINI TERME
La storia di Montecatini Terme è per molti secoli quella di Montecatini Alto, ma la storia più importante per i riflessi che ha ai giorni nostri è quella dell'utilizzo delle acque.
Acque termali che ridanno la salute, naturalmente, con i secolari Bagni di Montecatini Terme, ma anche acque di defluvio e di acquitrino, oggi compresse nel Padule di Fucecchio, ma fino ai tempi dei Lorena padrone assolute della pianura della Valdinievole.
Per gran parte del Medioevo l’incontrastato dominio delle acque superò la tenacia dell’uomo e la sua operosità: soprattutto quella degli sporadici tentativi degli ordini monastici dall’XI secolo in poi e quelli dei singoli comuni, rivolti ad arginare i danni delle acque o a strapparne lembi per la coltivazione.
La vita in Valdinievole era strettamente legata alle chiuse di Ponte a Cappiano (Fucecchio). Il loro abbassamento o innalzamento, che spesso si succedevano secondo le direttive politiche dell'epoca, creavano anche nebbie dense e nocive per le persone e le colture. La famiglia Medici diventata proprietaria di molta parte di questi territori nel 1435 realizzò un grande Lago Nuovo innalzando le chiuse favorendo la pesca e volendo rendere tutto il tratto navigabile.
Il Grande Lago, tuttavia nel 1515 era diventato pantanoso, pieno di mota, con pesci poco buoni e creando nebbie assai nocive a uomini e culture. Cosimo I, continuatore della politica dei Medici, pose la sua attenzione sulla Valdinievole acquistando altre terre ed inquadrandole in una prima forma di Fattorie destinate a durare fino alle riforme Leopoldine. Egli decise di ampliare la pescaia di Ponte a Cappiano riportando a nuova vita il vasto lago ribadendo il primato della pesca e della navigazione sulle ragioni del risanamento ambientale. Così molte terre riaffiorarono ma su esse furono attuate scarse forme di bonifica dei terreni riemersi e la vita dei poveretti che vi abitavano non migliorò.
I suoi successori Francesco I (1574-1587) e Ferdinando I (1587-1609) cambiarono orientamento abbassando le Chiuse di Ponte a Cappiano di un braccio (1583) e rendendo fertili i terreni, già in gran parte di loro proprietà, attorno al Padule.
Le bonifiche iniziate sotto Ferdinando I e continuate nei decenni successivi, affrontate in modo discontinuo e non coordinato, non furono sufficienti a ovviare alle costanti minacce naturali ed epidemiche.
Con l'avvento dei Lorena-Asburgo al Granducato di Toscana tutte queste ricorrenti stragi hanno finalmente una conclusione.
Nel 1765 Pietro Leopoldo di Lorena arriva in Toscana come Granduca e subito si dimostra aperto alle innovazioni. Durante la sua reggenza trasformò Palazzo Pitti nella sede del governo più saggio, giusto, umano, progressivo dell'Europa del suo tempo.
Inoltre fu innovatore anche in campo economico, pubblico, sanitario e scientifico. Come riformatore seppe trattare la Toscana come una Nazione avente costumi e valori comuni. Andò diverse volte a Montecatini per capire in prima persona il disagio della Valdinievole e fece ispezionare il territorio da grandi studiosi volendo prendere le decisioni più giuste e ragionevoli per la zona. Il Granduca dopo una visita a Montecatini nel 1772, ordinò di abbattere le chiuse e le pescaie di Ponte a Cappiano.
Quando le acque si ritirarono, emersero nelle terre di Montecatini altre fonti salutari, venne quindi avviata la canalizzazione delle acque termominerali e fu dato inizio alla restaurazione della città che mise in pratica la concezione di città termale moderna.
Nel 1817 il complesso dei Bagni fu passato dal granducato alla comunità, assegnando una giusta quantità di denaro per mantenerli efficienti e, dall’anno successivo, dati in gestione a una deputazione formata da persone stimate dell'epoca tra cui anche il padre di Giuseppe Giusti. Con questa nuova amministrazione dei Bagni ci furono innovazioni e miglioramenti.
La conclusione dell'epoca lorenese si conclude con l'incalzare del Risorgimento e la fine del Granducato avvenne nel 1859.
Nel 1860 Montecatini va sotto la Provincia di Lucca con sede a Montecatini Alto.
Nel 1889 la città aprì la strada, grazie al congresso medico Internazionale di Firenze, all'attività nel campo della medicina termale. Sempre nel medesimo anno, viene ampliato e migliorato il progetto urbano proposto e iniziato da Pietro Leopoldo.
Nel 1898 viene inaugurata la funicolare per il castello.
Nel 1905, Montecatini Alto e Bagni di Montecatini diventano realtà comunali autonome.
Agli inizi del secolo l'offerta turistica si era perfezionata e diversificata. Gli alberghi erano cresciuti per numero e qualità, era inoltre sentita la necessità di abbinare alle cure il divertimento, il relax, lo sport. Erano perciò sorti ristoranti alla moda, teatri, locali notturni, un casinò e personaggi famosi iniziarono a frequentare la città.
Fra la fine dell'Ottocento e primi decenni del Novecento era facile incontrare, nei viali alberati, nei parchi o nei locali, personaggi come Giuseppe Verdi, Pietro Mascagni, Ruggero Leoncavallo, Trilussa, Beniamino Gigli o Luigi Pirandello. Grazie a loro Montecatini diventò un punto di incontro di fama internazionale: vi si discuteva di politica, si concludevano affari.
Nella prima metà del XX secolo le costruzioni e le ristrutturazioni della cittadina si avvicendano seguendo i canoni della belle époque che assume a Montecatini una tra le massime applicazioni dello stile liberty. Dal 1904 al 1915 nascono gli stabilimenti Torretta e Excelsior e dal 1919 al 1928 Ugo Giovannozzi restaura le terme Leopoldine e Tettuccio.
Andò anche Mussolini a vedere gli stabilimenti per vedere come erano stati spesi i soldi dati dallo stato per la restaurazione e affidò l'amministrazione ad Arturo Schweiger.
Nel 1928 cambia il nome da Bagni di Montecatini a Montecatini Terme, per poi stabilirsi nella forma attuale nel 1940, assorbendo l’amministrazione comunale di Montecatini Alto e rendendola frazione.
Con la parentesi della seconda guerra mondiale Montecatini, dapprima occupata dai tedeschi e poi dagli anglo-americani che risalivano verso la linea gotica, cambiò di colpo la propria immagine da stazione di vacanze termali a città di servizio ospedaliero e riuscì a superare, non senza ferite e lacerazioni, pressoché indenne sia i bombardamenti aerei del 1943 sia le stragi naziste del 1944.
Nel 1958 lo stato si riappropria delle terme simboleggiando una seconda fase con la ricostruzione delle terme Redi e Excelsior.
La Montecatini di quegli anni, spinta dalle iniziative private e indirizzata verso l’internazionalizzazione è frequentata da persone importanti, nobili, persone del mondo dello spettacolo e della politica, divi di Hollywood e Premi Nobel.
Nel 1970 le terme rimangono aperte tutto l'anno, però da quel momento si ha un lento declino; fino ad oggi, in cui la moda delle terme è nettamente ridimensionata e la medicina termale viene considerata come alternativa.
Dagli anni ’90 si lavora al rilancio delle terme e della città cercando di riportarla ad essere il gioiello del turismo termale che era un tempo.