Storia dell'edificio comunale con le opere liberty di Galileo Chini
Ultima modifica 21 ottobre 2024
Ogni giorno l’edificio comunale di Montecatini Terme viene visitato da molte persone che lo frequentano per urgenze di tipo lavorativo o personale ma, se il visitatore trovasse un momento per ammirare i suoi tesori e riflettere sulle vicende storiche che lo hanno preceduto, sicuramente rimarrebbe sopreso dalla sua avvincente storia...
L’edificio venne realizzato da Raffaello Brizzi e Luigi Righetti e costruito dove sorgevano le vecchie scuderie granducali che completavano il complesso della antistante Palazzina Regia.
I lavori iniziarono nel 1913, anni difficili per l’Italia che si preparava ad entrare nella prima guerra mondiale. Fu proprio a causa dei ritardi accumulati durante gli anni difficili del primo Conflitto che la realizzazione del complesso municipale potè concludersi sei anni più tardi, nel 1919.
Si tratta di una struttura ampia e imponente, costruita in stile neorinascimentale che domina la veduta in posizione rialzata rispetto al piano stradale – al visitatore attento non può sfuggire che l’ingresso principale ha tre accessi: due laterali (piccole salite) e uno centrale (ampia scalinata). L’edificio del Comune presenta tre livelli e un ampio prospetto frontale: a sinistra si accede al salone dei servizi demografici, a destra il salone gemello che oggi ospita il Museo di Arte Contemporanea della città (Moca): una galleria civica dove finalmente è raccolta un’inedita biografia culturale della città.
Le vetrate soprastanti l’edificio sono decorazioni ad opera di Galileo Chini e della sua bottega: egli fu pittore, decoratore e ceramista, tra i maggiori protagonisti dello stile Liberty in Italia. Nel 1884, a soli undici anni, Galileo Chini perde il padre e lo zio paterno, Dario, affermato decoratore e restauratore di affreschi, titolare di una stimata bottega di restauri, lo indirizza allo studio della decorazione, iscrivendolo alla Scuola d’Arte di Santa Croce a Firenze, frequentata anche dai tre fratelli Coppedé e da Ugo Giusti, con cui in seguito collaborerà. Quando Chini viene chiamato per i decori del Comune, la sua fama era già al culmine nella nostra città termale, aveva infatti già lavorato agli affreschi del “salone delle feste” all’Hotel “La Pace” e realizzato la facciata e la Sala interna del Padiglione per la vendita dei Sali Tamerici.
Un monumentale scalone con ringhiere in ferro battuto porta al piano superiore e, salendo, un busto in bronzo ricorda Pietro Baragiola, protagonista dello sviluppo urbanistico della città; intorno ai decori pittorici distribuite sulle lunette vengono rappresentate le più importanti attività umane: Lavorare, Costruire, Sapere, Prosperare nella Pace.
Qui, nel 1918, Chini realizzò il ciclo di affreschi sulla volta dello scalone, una celebrazione poetica del ritorno alla pace dopo i disastri della guerra dedicata al lavoro, al commercio e all’arte in un ritrovato periodo di armonia e prosperità: opera modernissima tratteggiata da Fabio Benzi, massimo conoscitore dell’arte del grande decoratore. Gli uffici sono disposti intorno a due grandi ballatoi e ne fanno da padrona i raffinati lucernari di Chini con fregi ornamentali e stemma centrale. L’edificio trova la sua massima espressione artistica nello stile Liberty o Art Nouveau che ha caratterizzato l’inizio del ventesimo secolo.